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venerdì 25 febbraio 2011

mitraglietta M12

Progettata dall'ingegnere Domenico Salza, la Beretta M 12, versione iniziale dell'attuale M 12 S, ha i suoi antenati nei prototipi italiani Armaguerra OG 42 e OG 44 che per primi, durante la seconda guerra mondiale, avevano introdotto il concetto della massa battente avanzata in modo da ovviare il più possibile all'impennamento dell'arma al momento dello sparo, specie nel tiro a raffica sostenuta. Ricordiamo che il secondo vantaggio non trascurabile delle armi che fanno uso della massa battente avanzata è quello di offrire la possibilità di montare una canna di discreta lunghezza (200 mm circa) pur mantenendo delle dimensioni generali abbastanza contenute.
Nella pistola mitragliatrice M 12 questo concetto è stato ulteriormente sviluppato e migliorato rispetto ad altre armi della stessa categoria, come la famosa UZI e la sfortunata ma ottima Franchi LF 57 che hanno l'otturatore sopraelevato rispetto alla canna, in quanto la massa battente è coassiale alla canna (otturatore detto telescopico), con il baricentro posto circa 15 mm davanti al piano di chiusura. In questo modo si è ottenuta un'arma ben controllabile anche durante il tiro a raffica sostenuta grazie a una perfetta distribuzione in avanti dei pesi sezionali, poichè l'otturatore in posizione di chiusura avvolge infatti la canna per ben 3/4 della sua lunghezza.

Adottata in Italia dalle forze dell'ordine (Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza) e da alcuni Corpi speciali dell'Esercito e della Marina (Paracadutisti del Col Moschin e Incursori di COMSUBIN la Beretta M 12 ha ottenuto sin dall'inizio un notevole successo nell'esportazione ed è stata perfino fabbricata su licenza in Indonesia dal Bandung Arsenal.
Verso la fine degli Anni Settanta l'azienda di Gardone Val Trompia decise comunque di introdurre alcune modifiche volte a rendere questa pistola mitragliatrice ancora più agevole all'impiego operativo, sia per compiti militari che di ordine pubblico. L'arma fu infatti dotata di un selettore di tiro più funzionale e di un sistema di mira più robusto, mentre tutte le parti esterne furono sottoposte a un trattamento protettivo contro la corrosione a base di resine epossidiche. Questa nuova versione, nota come M 12 S, ha riscosso ulteriori successi in tutto il mondo. Sempre in produzione alla Beretta e fabbricata su licenza anche dalla belga Fabrique Nationale,
la M 12 S è ritenuta ancora oggi una delle migliori pistole mitragliatrici attualmente in servizio.

Descrizione tecnica

Arma automatica con chiusura di tipo blowback in grado di sparare sia a raffica che a colpo singolo, la Beretta M 12 S è costituita da una carcassa in lamiera stampata e ripiegata contenente canna, otturatore e congegni di scatto e di sicura; caratteristica questa che conferisce all'arma particolare solidità e buon funzionamento negli anni.
Di forma tubolare, la parte superiore di questa struttura presenta due filettature sulle quali vengono ad avvitarsi due grosse ghiere, entrambe munite di leva d'arresto. Svitando quella anteriore, che serve di fissaggio alla canna, è possibile sfilare in avanti la canna e l'otturatore; svitando invece quella posteriore si può estrarre facilmente la molla di recupero. Come è facile intuire, lo smontaggio sul campo è in questo modo semplificato al massimo e non richiede l'aiuto di alcun attrezzo particolare.
In corrispondenza dell'impugnatura posteriore, sul lato sinistro dell'arma, troviamo il comando del selettore a tre posizioni: S per la sicura manuale, 1 per il tiro semiautomatico (colpo singolo), R per il tiro automatico (raffica libera). Da notare che sulla prima versione della M 12 la sicura manuale era separata dal selettore di tiro. Una seconda sicura è posta invece sulla parte frontale dell'impugnatura posteriore. Questo congegno automatico blocca l' otturatore e il grilletto, rendendo impossibile l'armamento o la pressione involontaria del grilletto se l'arma non viene impugnata correttamente.
Ulteriori differenze tra i due modelli della Beretta riguardano il sistema di mira (due diottre montate su braccio a "L" tarate per il tiro a 100 e 200 metri e mirino regolabile in altezza e in direzìone), che nella M 12 S è stato ampliato e irrobustito notevolmente rispetto al modello originale; il calciolo ripiegabile sul lato destro dell'arma lungo il castello, più robusto e funzionale in quanto dotato di due arresti che lo bloccano rigidamente in posizione sia chiusa che aperta per una maggiore praticità e superiore precisione di tiro: la leva d'arresto della ghiera posteriore e, come già accennato, il nuovo tipo di finitura esterna. La M 12 S viene infatti prima fosfatizzata e successivamente verniciata con resine epossidiche in modo da renderla praticamente inattaccabile dagli elementi esterni.
La dotazione consigliata dalla casa gardonese prevede due caricatori standard da 32 colpi (gli altri tre tipi di carìcatori da 20, 30 e 40 colpi non sono più in produzione), una chiave di regolazione del mirino, una cinghia di canapa per il trasporto e due attrezzi per il caricamento normale o mediante piastrine di 10 cartucce. L'arma può ricevere una serie di accessori per impieghi speciali quali visori notturni a intensificazione di luce o designatori laser, impugnatura-illuminatore di grande potenza, dotabile anche di filtro infrarosso, che utilizza l'energia di una batteria ricaricabile sistemata al suo interno, kit per il lancio di granate lacrimogene e silenziatore il quale necessita tuttavia per il montaggio dì una canna appositamente modificata.

Valutazione sul campo

La robustezza della M 12 S e la sua totale affidabilitá in qualsiasi ambiente operativo sono già ben note ed evidenziate dalla struttura generale dell' arma e dimensionamento dei pezzi, oltre che dall'estrema semplicità costruttiva e di montaggio. Le scanalature longitudinali del castello, per esempio, consentono una rimarchevole scorrevolezza dell'otturatore anche nelle condizioni più avverse, come la caduta dell'arma nel fango e l'esposizione alla polvere e alla sabbia.
Nessun appunto da sollevare anche per quanto riguarda maneggiabilità e dimensioni. Oggetto di un attento studio ergonomico, l'arma risulta infatti molto ben equilibrata, compatta e facile da imbracciare. Le due impugnature sono comode anche se quella anteriore puo risultare leggermente sottodimensionata. I comandi, presenti sul lato sinistro, consentono inoltre di passare dal colpo singolo alla raffica senza abbandonare la posizione di tiro, ma naturalmente un selettore ambidestro sarebbe stato sicuramente apprezzato dai mancini.
La cadenza, nell'ordine dei 550 colpi al minuto, consente un'ottima controllabilità dell' arma nel tiro a raffica, mentre il rinculo è molto debole e per nulla fastidioso. Da notare che il rilevamento è estremamente contenuto, a tal punto che il tiro con una mano sola è possibile, pur se l'arma in questo caso si trova a essere naturalmente sbilanciata in avanti. Ricordiamo che per ridurre l'impennamento nel tiro a braccio teso con una mano sola occorre non tenere il braccio troppo rigido durante la raffica, perché la tendenza dell'arma ad alzarsi viene cosi compensata dalla tendenza del braccio ad abbassarsi. Per questo tipo di tiro, impiegato per esempio per saturare l'interno di una stanza senza che l'operatore debba esporre parti vulnerabili del proprio corpo alla reazione nemica, viene richiesto tuttavia un notevole allenamento prima di poter conseguire discreti risultati.
Nel tiro mirato in modalità semi-automatica, risulta molto precisa: a una distanza di 50 metri è facile ottenere delle rosate sorprendenti come per esempio 20 colpi in un rettangolo di 80 per 160 mm. E' ovviamente nel tiro a raffica che l'arma dà il meglio di se stessa, con prestazioni eccellenti in tiro istintivo sino a una distanza di 20-25 metri. Con un minimo di addestramento è facile sparare anche corte raffiche di 3 o 4 colpi.
In sintesi la Beretta M 12 S è senz'altro una delle migliori pistole mitragliatrici mai realizzate, un'altra conferma della qualità dei prodotti realizzati dalla piú antica azienda industriale del mondo.

martedì 22 febbraio 2011

fucile a poma

Il fucile a pompa rappresenta uno dei primi sistemi di ripetizione messo a punto nelle armi da caccia a canna liscia. Questo sistema prevede un meccanismo di riarmo che è direttamente agganciato all'asta poggiamano posta nella parte inferiore della canna.
Il tiratore dopo aver sparato un colpo tira indietro l'asta e avanti l'asta fino a riportarla nella posizione originale. Questa operazione permette di espellere la cartuccia sparata, armare il cane e reinserire la nuova cartuccia nella camera di scoppio. Il meccanismo è semplice, assolutamente sicuro ed esente da inceppamenti. La ripetizione del colpo non è però immediata e il movimento di riarmo del cinematismo porta l'arma fuori dalla linea di mira nel caso di immediata ripetizione del colpo.
Per questo motivo i cacciatori europei preferiscono ai fucili a pompa i semiautomatici classici che hanno ormai raggiunto elevati gradi di affidabilità. Negli Stati uniti questo tipo di arma è abbastanza utilizzato per la caccia. Per il suo alto grado di versatilità nel munizionamento e per la perfezione nel riarmo, il fucile a pompa è utilizzato sempre di più dalle forze di polizia, alle quali garantisce elevato volume di fuoco e assoluta sicurezza di funzionamento.